sabato 13 agosto 2011

Fine d'Estate



Avevo i capelli color fuoco mentre attraversavo la pianura verso nord scansando i corvi e gli aironi immobili sull'autostrada. Il tramonto a sinistra lacerava le nuvole sottili lanciando rasoi di luce rosa sulle risaie ordinate. L'albero sulla traccia di un confine, l'argine netto di un canale.
C'è chi beve di me e chi è bevuto.
Campi di gigli scoppiettanti, macchie arancioni lungo i fossi scoscesi, fiamme votive sparse da mani invisibili che seminano altari gocciolandoli da un secchio colmo scosso da un bambino che corre verso casa.
Pòrtane qui, dove si sta sciogliendo il riflesso di Luna umida sull'acqua: è già notte senza crepuscolo, senza sera, senza. Notte. Semina qui i tuoi altari arancioni lontano dalle rane dei fossi che celebrano i loro culti cantando nell'erba alta quando nessuno le vede, sempre. Spargi i tuoi semi scuri che daranno bacche aspre e rami attorcigliati e spine.
Voglia di vapori di bosco e di respiri lievi che sembrano fantasmi nel giorno in cui ridono tutti da qualche parte ma è silenzio e sembra scomparsa dal mondo la razza umana parassita, rampicante sui tronchi morti da vent'anni.
Accendo lumi di fiori di fosso in attesa del canto delle rane. Il giorno è immobile insieme agli aironi del ricordo bianco sulla gamba sottile. Il germano plana senza grazia spanciando sull'acqua che schizza intorno ma non fa rumore.
E' tutto fermo, oggi. Mi addormento.


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